Nel 1891 Leone XIII pubblicò l’enciclica Rerum Novarum, ponendo le basi della Dottrina sociale della Chiesa e affrontando i temi del lavoro e della giustizia sociale in piena rivoluzione industriale. Più di un secolo dopo, Leone XIV richiama quell’eredità scegliendo il proprio nome pontificale per rimarcare la necessità di un nuovo impegno etico, questa volta di fronte alla rivoluzione digitale. La storia, ancora una volta, invita a coniugare progresso tecnologico e dignità umana.
Leone XIV ha definito lo sviluppo dell’intelligenza artificiale una “nuova rivoluzione industriale”, sottolineando che i suoi effetti travalicano la sfera tecnica per incidere direttamente sulla giustizia sociale, sul lavoro e sulla dignità della persona. La sua visione richiama tutti – governi, imprese, cittadini – a un’assunzione di responsabilità: l’innovazione non può essere lasciata alle sole logiche di mercato, ma deve fondarsi su principi di equità, giustizia e solidarietà.
Lo scorso giugno il Vaticano ha ospitato la Conferenza su Intelligenza Artificiale, Etica e Governance delle Imprese, a cui hanno preso parte esperti internazionali. Nel discorso inaugurale, Leone XIV ha ribadito che l’IA può diventare una forza positiva soprattutto nella sanità e nella ricerca scientifica, ma solo a condizione che venga regolata da un quadro etico chiaro e condiviso. Il suo messaggio è quello di una tecnologia al servizio del bene comune, non del profitto di pochi.
Che un Pontefice sia inserito tra i cento nomi più influenti dell’intelligenza artificiale segna un punto di svolta. Non è soltanto un riconoscimento personale, ma il segnale che la voce della Chiesa è considerata parte integrante del dialogo globale sulla tecnologia. Filosofi, giuristi, comunità religiose e società civile entrano a pieno titolo nella definizione delle regole del futuro digitale, accanto a scienziati e imprenditori.
La possibilità che Papa Leone XIV possa elaborare un documento magisteriale dedicato all’intelligenza artificiale appare sempre più concreta. Una nuova “Rerum Novarum digitale” sarebbe in grado di offrire al mondo un quadro organico per orientare la rivoluzione tecnologica verso la giustizia e la dignità umana. In attesa di questo passo, la sua presenza nella lista di Time resta già un richiamo forte: l’IA non è solo questione tecnica, ma soprattutto questione umana, etica e spirituale.