Nel 2025, l’intelligenza artificiale non è più un campo di ricerca, ma un campo di battaglia semantico, politico e tecnologico. I due attori principali – Stati Uniti e Cina – non si limitano a competere per la supremazia computazionale: divergono radicalmente nel modo di concepire l’AI, nel linguaggio con cui la descrivono e negli orizzonti che le assegnano.
Negli Stati Uniti, la narrativa è dominata da un sentimento ambivalente, se non apertamente inquieto. Gli articoli più letti su Washington Post, Reuters e Wall Street Journal tracciano un panorama in cui l’AI è vissuta come un agente dirompente: una minaccia per l’ecosistema dell’informazione, una sfida alla sostenibilità energetica e un pericolo per l’equilibrio concorrenziale dei mercati digitali. L’attenzione si concentra sul potere delle interfacce conversazionali, sul crollo dei modelli editoriali basati sul traffico organico (i cosiddetti “zero-click”) e sul rischio di concentrazione in poche mani di tecnologie capaci di ridefinire la realtà. La risposta americana si struttura dunque in chiave dialettica: rafforzare le regole, promuovere la trasparenza, vigilare sui monopoli e sviluppare una coscienza critica diffusa. L’intelligenza artificiale è trattata come un soggetto da interrogare, non come un’infrastruttura da integrare: il rapporto è individuale, talvolta sospettoso, e spesso segnato da una forma di sorveglianza epistemica. In Cina, lo scenario è capovolto. Gli articoli più condivisi sulle piattaforme cinesi (Sina, QbitAI, TechSina) dipingono un’AI celebrata come strumento di efficienza, progresso e orgoglio nazionale. I modelli sviluppati da Alibaba, Baidu e BAAI sono presentati come successi patriottici, e il linguaggio prevalente è quello dell’integrazione sistemica: l’AI non interrompe, ma estende; non disintermedia, ma accompagna; non sostituisce, ma rafforza.
Il governo promuove una visione ordinata dell’adozione tecnologica, in cui l’intelligenza artificiale è pensata come leva per armonizzare sviluppo economico e coesione sociale. Le differenze culturali sono qui centrali: nella tradizione politica cinese, la tecnologia è storicamente uno strumento di ingegneria collettiva. L’AI, in quest’ottica, diventa il volano di un modello di modernizzazione non conflittuale, ma funzionale all’equilibrio tra individuo e comunità.
Perché questa distanza?
Non si tratta solo di strategia industriale, ma di visioni antropologiche e politiche divergenti. Gli Stati Uniti si muovono in un orizzonte liberale, in cui ogni nuova tecnologia mette a rischio la libertà, la verità, la concorrenza. La Cina si muove in un contesto statalista e armonico, dove l’innovazione è il braccio operativo del piano quinquennale, non una minaccia all’ordine costituito. Questa biforcazione si riflette anche nelle parole-chiave ricorrenti nei rispettivi discorsi pubblici: “bias”, “monopoly”, “energy crisis”, da una parte; “performance”, “national strength”, “integration”, dall’altra.
Il ritardo della ricerca accademica
In questo scenario fluido e accelerato, colpisce il ritardo con cui la ricerca accademica internazionale, soprattutto quella occidentale, riesce a cogliere le implicazioni concrete e quotidiane di tali dinamiche. Le riviste scientifiche – come documentato dal progetto AI and Ethics – restano ancorate a cornici teoriche consolidate: etica della trasparenza, giustizia algoritmica, fairness, explainability. Temi fondamentali, certo, ma ormai parziali. Nel frattempo, la realtà scivola altrove: nel disegno urbano del browser AI, nella crisi dell’economia dei contenuti, nei costi nascosti della computazione, nella nuova semiotica dell’agente sintetico. L’accademia, per non perdere rilevanza, è chiamata a un salto di paradigma: decifrare il presente mentre si compone, disegnare mappe mentre il territorio cambia.
L’intelligenza artificiale è oggi il terreno in cui si gioca non solo una competizione tecnologica, ma una divergenza di civiltà. Comprenderla richiede uno sforzo di lettura più profondo, inter-culturale e critico. Un compito a cui né la politica né la scienza possono sottrarsi.